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Metti una domenica di sole a Bihać.

Primavera precoce, sembra quasi un simbolo vivente: normalmente qui a febbraio dovremmo stare nella neve fino al collo, e’ il momento piu’ freddo dell’anno. Due anni fa in questo periodo siamo arrivati a meno 25…. Invece ieri eravamo quasi a PIU’ venticinque. “Probeharilo”, come si dice qua: gli alberi hanno iniziato a fiorire.

 

A mezzogiorno, inizia l’evento annunciato meno di 48 ore prima, non un plenum come nelle altre citta’, ma una “tribuna pubblica”: due minuti a testa nei quali ognuno puo’ dire quello che ha sullo stomaco.

Molti occhi puntati da dietro le retrovie per registrare quanta gente si e’ fatta vedere e come si c0mporta.

Quanta? Siamo sinceri: poca. Qualche centinaio.

Perche’?

Paura.

Non si spazzano via vent’anni di buio in una settimana.

Non ci sono notizie ufficiali in questo senso, ma girano molto le voci sull’operativita’ della polizia in questi giorni: che siano solo interrogatori o arresti, comunque si dice siano piu’ di un centinaio. Soprattutto di confronti dei giovani e giovanissimi che hanno fatto v0lare sassi nei giorni passati, contro la sede del governo cantonale, la casa del premier, e le vetrine dell’hotel di suo cugino. Piu’ due auto bruciate nel parcheggio sotto la sede governativa ed altre piacevolezze.

Ma non e’ neanche una questione di paura di una repressione poliziesca, i fili dell’inquietudine sono piu’ sottili, ma molto profondi. La gente ha paura di “compromettersi”: ha imparato a tener giu’ la testa e star buona.

Per questo in piazza son pochini e parlano ancora meno, e il tutto dura appena un’ora e mezza. Pensionati, studenti, operai non pagati da mesi, giovani laureati che non voglion piu’ sentirsi chiedere “koja je veza” – “chi ti raccomanda” – quando si recano ad un colloquio di lavoro. Una mezza bagarre quand0 al microfono si presenta uno dei presidenti delle associazioni di ex combattenti che viene azzittito ad urla e fischi. Punto doloroso, questo, perche’ la questione di chi gestisca queste associazioni e che benefici ne tragga, a fronte di migliaia e migliaia di veterani la stragrande maggioranza dei quali fa la fame, e’ una questione che spacca la societa’.

Comunque, e’ un primo passo di una lunga marcia. C’e’ una lista di richieste emersa dalla protesta, ed e’ stata presentata al parlamento cantonale gia’ domenica 9 febbraio, con l’ultimatum di dieci giorni che scade dopodomani. E ieri e’ stata per la prima volta fatta girare una petizione che riprende quei punti, per iniziare a rafforzare la legittimita’ del movimento, contro le accuse piovute da tutte le parti che sia portato avanti solo da un pugnetto di persone. Contro le quali ovviamente si scagliano anche accuse virulente di essere solo paravento di una delle lobby politiche in lotta nel Cantone Una Sana gia’ da ben prima della protesta. Non facilita le cose il fatto che il premier Lipovaća era gia’ stato sfiduciato tre mesi prima dal parlamento cantonale, riuscendo a rimanere in “mandato tecnico” (posizione nella quale si trova tutt’ora, nonostante le dimissioni, finche’ non sia nominato un successore) solo appellandosi al meccanismo del veto etnico. Ora il gruppo di “Primavera bosniaca” e’ bersaglio di accuse di aver solo offerto copertura al partito SDA contro il premier, esponente di spicco della SDP.

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Il volto giovane della protesta a Bihać e’ donna: Aida Sejdić, giovane insegnante precaria, dopo aver preso in mano il megafono sabato 8 febbraio e’ diventata la voce del movimento nascente nel Cantone Una Sana.

La zampata infatti e’ arrivata poco dopo la conclusione della manifestazione in piazza: un comunicato proprio della SDP ha provocatoriamente ributtato la palla nel campo dei ribelli, affermando di nominare a futuro premier la professoressa Šeherzada Delić, che nella serata di domenica 9 febbraio aveva tenuto un discorso di fuoco al parlamento contro il premier e tutta la classe politica, ed a ministro dell’istruzione il volto giovane della “Primavera” a Bihać, Aida Sejdić, insegnante precaria di chimica catapultata a leader della protesta in pochi giorni.

La mossa e’ perfida. Il Cantone Una Sana e’ praticamente in bancarotta, come del resto tutta la Bosnia Erzegovina. Quasi impossibile trovare chi si prenda la patata bollente di gestire una situazione totalmente disastrata, a pochi mesi dalle elezioni: sarebbero otto, se si rispettasse il termine naturale (le ultime elezioni generali si sono tenute nell’ottobre 2010), ma sara’ anche peggio se passera’ l’iniziativa di elezioni anticipate lanciata dalla SDP a livello federale, che sta raccogliendo consensi anche dalla SDA e perfino dal presidente della RS Dodik (che pero’ ha lanciato l’assurda idea di una consultazione “temporanea”, da ripetere poi ad ottobre).

Ho passato ieri un’oretta con Aida ed il gruppo di giovani che sta cercando di portare avanti l’iniziativa in questi giorni: e’ un movimento dei trentenni, quello che a rotta di collo e’ venuto fuori in questi giorni. Molto entusiasmo, pericoli ed ostacoli da tutte le parti, molte, forse troppe, incognite. Intorno a loro si agitano personaggi di tutti i tipi. E sono in corso manovre e contromanovre.

Il piu’ grosso punto di domanda pero’ e’ cosa pensi e cosa senta la grande massa del popolo che ancora non si e’ mossa.

Tante cose ancora non sono accadute ma stanno per accadere, e in quale direzione si muoveranno in questo momento e’ una roulette russa.

 

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