L’alba sul mio cinquasettesimo compleanno e’ spuntata con una pennellata di rosso fra le nuvole.

Messaggi dall’universo?

Il sole non si e’ fatto vedere al suo spuntare dalle colline, ma una capatina ce l’ha fatta un po’ piu’ tardi.

Vento dal sud che soffia forte da ieri pomeriggio. Temperatura risalita. Ieri c’era sole (* la fotina e’ di ieri), l’aria ormai non scalda tanto piu’, arriva verso i 18 gradi. Ma i raggi sulla pelle mordicchiavano. Si sente che il clima e’ andato.

Sono andata a scambiare un po’ di abbracci con i miei cagnolini, guardare il cielo, respirare il vento, ringraziare la Dea che son viva.

Sono le 8 e 44, gli amici mi stanno facendo gli auguri. Facebook, Viber… I primi due gia’ subito dopo mezzanotte.

Sto pensando di starmene zitta tutto il giorno.

Il contrario del solito, quando cerco di rispondere a TUTTI di persona.

Come arrivo a questo 57esimo compleanno?

Lottando per non perdere del tutto la salute mentale.

In ritardo brutale su articoli da consegnare, cosa gravissima perche’ di quello sopravvivo.

Strisciando fuori da uno di quei crack psicologici che mi atterrano ogni tot mesi.

Non perdo la lucidita’ (quella non la perdo mai), pero’ non riesco a concentrarmi. Non su cose che devo fare per il pane, ma che non sono cio’ che veramente mi sta a cuore.

L’angoscia e’ quella di trovarmi impotente sulle cose davvero importanti.

Non credo nell’essere impotente.

Non sei mai del tutto impotente, ma non son neanche disposta ai piccoli gesti dimostrativi, tanto per cercar di mettermi a posto la coscienza.

La situazione peggiore e’ quella dei bambini profughi dall’Afghanistan che stanno da mesi nei vari campi “jungle”. Sanno tutti, TUTTI, che sono la’.

Io so cosa dovremmo fare per tirarli fuori da li’ ma non lo posso fare da sola.

Un altro mio occhio e sull’Afghanistan, quotidianamente, gia’ da Ferragosto.

Un altro sulla mia Trieste.

In Bosnia di nuovo parlano di guerra. Stavolta abbiamo tutti l’impressione che il solito polverone da Banja Luka non sia il solito.

Tutte queste situazioni, TUTTE, mi rimandano in faccia la stessa cosa: la FOLLIA umana.

Io so scrivere (parlare).

Ma sono in un punto nel quale mi sembra inutile cercar anche solo di aprir bocca, perche’ tanto nessuno ascolta nessuno.

Scrivere non mi bastava nel 1991 – e quindi nove anni dopo mi sono rimessa in pista. Diciott’anni fa sono venuta qui.

Scrivere non mi basta nel 2021, e quindi stavo in piedi in un sabato di gennaio a due passi da una linea di frontiera (sempre la linea di frontiera!) davanti a due marcantoni incazzati e minacciosi, sotto gli occhi di un’altra mezza dozzina di poliziotti nervosi.

Sempre la stessa storia. Once a journalist – forever a journalist. Ma devo andare piu’ in la’.

Bling bling bling…. sento gli auguri che arrivano.

Ok, ci riprovo.

(tanto ci riprovo sempre)

Scrivero’.

Comunque prima o poi devo vuotare il sacco. Tutto.

Pull yourself together, come si dice.

Questa e’ la fase della terza luna, per le ragazze che sanno di cosa parlo.

Crone, una fase di responsabilita’.

Da un lato hai stanchezza, dall’altro saggezza accumulata in decenni. E pagata cara.

Ma non ti puoi permettere il lusso di non usarla. Come tutte le cose che ti sono date, non e’ solo per te, va messa a disposizione.

Metto su un altro caffe’.

Ora torno a lavorare.

Provo di nuovo a girarmi un interruttore nel cervello.

“Se non puoi correre, cammina.

Se non puoi camminare, striscia.”

Ipsa Dixit

 

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